Tutti sentono il desiderio di raccontare qualcosa agli altri, di metterli al corrente di una storia.
“So che vi sono al mondo lettori, oltre a tant’altra gente che non legge affatto, i quali non sono contenti se non vengono messi a parte di ogni vostro segreto”.
(Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristan Shandy, 1760)
Sai come rendere coinvolgente la tua storia?
Imparando a guardarla con occhio editoriale!
Spesso i libri che ci colpiscono di più riportano ricche descrizioni, dialoghi avvincenti, riflessioni in cui ci identifichiamo.
Tutte scelte che aiutano a far passare un messaggio, che resterà per sempre impresso in noi, che ricorderemo.
Ma le storie raccontate, di per sé, sono spesso semplici, episodi comuni: è il modo in cui le raccontiamo che fa la differenza, la forma con cui sono composte nel loro insieme dallo scrittore o dalla scrittrice.
Questo “modo” di raccontare, di vedere le cose che accadono, rappresenta lo stile di chi scrive: hai mai provato a vedere da fuori il tuo modo di raccontare? Che cosa identifica i tuoi scritti?
Ecco il centro del problema: per imparare a scrivere bene, bisogna prima imparare a “vedere da fuori” il proprio testo.
Forse hai paura di scrivere perché temi il giudizio di chi leggerà i tuoi racconti, forse hai paura degli errori che potrebbero saltare agli occhi degli altri, ma sicuramente non può farti paura imparare a guardare la tua scrittura: se impari a “leggerti”, anche se sembra incredibile, in realtà sei già a metà dell’opera.
Ma cosa vuol dire imparare a “guardare da fuori” il tuo libro?
Mi spiego meglio.
Prova per un attimo a sederti e leggere un tuo racconto breve, o il capitolo di un romanzo che conosci, concentrandoti solo sulla sua forma.
Osserva la scelta dei periodi: troppo lunghi? La punteggiatura ti è chiara? I simboli scelti per i dialoghi ti sono di facile lettura? In questo momento stai facendo esattamente quello che fa un professionista della correzione di libri.
Hai capito le scelte stilistiche di chi scrive? Tutti questi dettagli ti sono subito familiari?
Probabilmente no, perché la nostra lettura e la nostra attenzione, ogni giorno, è fugace e coglie solo il senso generale, scartando tutto ciò che non è immediatamente chiaro.
Il “guardare da fuori” di chi impara a scrivere significa portare l’occhio a percorrere e valutare tutte le scelte stilistiche, tenendo le buone e scartando le cattive.
Trascurare questi dettagli fa perdere l’efficacia del tuo messaggio, della storia che vuoi raccontare. Scrivere in modo sbagliato descrizioni o dialoghi porterà il pubblico dei lettori a non leggerli, rendendo vani i tuoi sforzi di comunicazione.
Quella descrizione per te importante, rischia di passare inosservata.
Cosa fare allora?
Dapprima si pone l’attenzione al testo nel suo complesso, per cogliere quelli che sono i passaggi fondamentali: proviamo a riconoscerne i diversi blocchi (per esempio dialoghi, descrizioni, riflessioni) ed evidenziarli, per esempio, con colori diversi.
Poi guardiamo all’interno dei blocchi che scelte sono state adottate.
I blocchi hanno lunghezza omogenea tra loro? Riescono ad alternarsi e dare così un senso di “movimento” alla narrazione? E poi, le frasi sono chiare o devi rileggerle due volte per cogliere il senso? Ecco che il tuo punto di vista sta iniziando a “uscire” dal testo per analizzarlo con occhio editoriale. Ti stai mettendo nei panni del pubblico che leggerà le tue parole.
Perché per imparare a scrivere bisogna imparare ad analizzare il nostro testo?
Chi frequenta un corso di scrittura creativa spesso viene messo davanti a un’idea da sviluppare con un racconto, ma poi nessuno dà indicazioni sul “come”: manca cioè un metodo per verificare se il nostro racconto “funziona”.
Questo ci fa sentire insicuri perché non sappiamo da dove iniziare per correggere quelle parti che ci convincono meno. Proviamo a rimaneggiare lo scritto aggiungendo qualcosa per spiegare meglio. E di solito peggioriamo le cose.
La soluzione è sempre la stessa: dobbiamo imparare a vedere il testo dall’esterno.
Molti ragazzi e adulti che ho conosciuto nei miei corsi si erano arenati nelle insicurezze e avevano perso già l’entusiasmo per la scrittura.
Il loro testo non era quello che volevano, non erano convinti; a qualcuno di loro veniva detto “non è il tuo genere”, a qualcun altro “è solo questione di pratica, riprova”. Una delle mission dei nostri corsi è proprio riaccendere la passione per la scrittura attraverso la sicurezza in ciò che stiamo comunicando con il nostro testo.
Qui sotto trovi il rimando all’articolo del blog dove scoprirai come è facile migliorare partendo dalle basi e imparando a riconoscere gli errori più frequenti di chi inizia a scrivere.
LEGGI: Gli errori più frequenti da evitare
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